In un’epoca in cui “finanza creativa”, “finanza farlocca”, “finanza a caso” e “Guardia di Finanza ovunque” la fanno da padroni, per chi non è addetto ai lavori (ma spesso anche per loro) scegliere bene come e dove investire i propri soldi è quasi un terno al lotto: da una parte ci sono le allettanti sirene dei tanto pubblicizzati Bitcoin, dall’altra l’impertubabile costanza di rendimento dei beni rifugio, l’oro su tutti. Come districarci in questo mare di offerte?
Bitcoin, azioni di borsa e beni rifugio.
Negli ultimi mesi, complice la crisi economica e finanziaria scaturita dalla pandemia di Covid-19, ha fatto notizia l’iperbolica fluttuazione del valore dei bitcoin – le monete elettroniche – che più volte nel giro di pochi giorni hanno visto il loro valore aumentare esponenzialmente e subito dopo diminuire repentinamente. Questo avviene perchè, seppur per “convenzione” (e forse anche un pò per moda) i bitcoin vengono definite “monete”, in realtà esse sono solo delle riserve di valore il quale fluttua solo ed esclusivamente in base alla logica della domanda e dell’offerta, non avendo alle spalle un “valore intrinseco” (valore di produzione) né un ente o banca centrale che ne garantisca la stabilità e ne regoli transazioni e disponibilità. Il concettto è semplice: più aumenta la domanda, più il valore dei bitcoin aumenta e viceversa.
Capite bene che se “Mario Rossi” possiede un grosso patrimonio in bitcoin e decide di monetizzarlo (con moneta reale) tutto d’un colpo, il mercato della moneta elettronica verrà invaso da una massiccia offerta che coprirà gran parte della domanda e farà crollare repentinamente il valore dei bitcoin che gli altri investitori hanno appena acquistato dallo stesso “signor Rossi”.
Con le azioni di borsa in fondo il meccanismo è simile ma non uguale, tutt’altro. Innanzitutto dietro ad un’azione di borsa c’è del valore reale: le azioni della FIAT, giusto per fare un esempio, potrebbero anche crollare in maniera catastrofica per qualsiasi motivo, ma la FIAT avrà sempre a disposizione dei beni reali (stabilimenti, parco macchine invendute, know-how, brevetti, depositi, assicurazioni) che generano valore reale e frenano il crollo finanziario non permettendo che il valore delle azioni possa arrivare a zero. Inoltre, dietro alle azioni di borsa, esistono degli oliati sistemi di pesi e contrappesi in grado di armonizzare il mercato e frenare eccessive perdite e guadagni delle azioni che andrebbero ad inquinare il mercato (si pensi al meccanismo del “quantitative easing” messo in campo negli ultimi anni dalla Banca Centrale Europea per contrastare il fenomeno dei cosiddetti “titoli tossici” che sono appunto dei titoli poco remunerativi e difficilmente esigibili che è meglio togliere dal mercato per dare stimolo all’inflazione… ma di questo parleremo un’altra volta).
Il contraltare dei bitcoin per investire i propri soldi sono i cosiddetti beni rifugio: oro, argento, platino, opere d’arte, oppure valute particolarmente forti e stabili come il Dollaro USA, l’Euro e la Sterlina Britannica.
Investire in beni rifugio, dal momento che sono caratterizzati da un forte valore intrinseco o, nel caso delle valute, da una forte economia alle spalle, se da una parte garantisce meno guadagni dall’altra difficilmente espone a grosse perdite. I beni rifugio, quindi, non sono particolarmente adatti per adottare strategie speculative ma sono ideali per proteggere il patrimonio dalle crisi, l’esatto opposto del bitcoin.
Un Esempio
Facciamo un esempio pratico che potrà sembrare esagerato ma in realtà è molto più vicino alla realtà di quanto non sembri:
Io ed il signor Mario Rossi abbiamo entrambi 1.000 euro da investire e decidiamo di andare a convertire di nuovo in “moneta sonante” il nostro investimento esattamente tra un anno da oggi. Io decido di investire i miei soldi in bitcoin, il signor Rossi in oro. Tra un anno, data l’estrema volatilità dei bitcoin, se sono stato fortunato i miei 1.000 euro potrebbero essere diventati 100.000 ma se sono stato sfortunato il loro valore potrebbe essere crollato fino a 10 euro. Di contro, il signor Rossi, investendo in oro, se è stato fortunato avrà visto lievitare i suoi 1.000 euro a 1.100 ma in caso di sfortuna difficilmente ne raccoglierà meno di 900.
Dove investire?
Affidarci al caso e sperare nel mega-guadagno o tenerci stretto e garantito ciò che già abbiamo? Questo è l’amletico dubbio che attanaglia coloro che hanno soldi da investire. Certo, i bitcoin allettano con la loro speranza di guadagno ampio, facile e veloce ma il rovescio della medaglia è quello di una perdita catastrofica. L’oro non garantisce forti guadagni ma assicura stabilità.
Osservando i movimenti di mercato degli ultimi tempi appare chiara una cosa: se si ha un grosso patrimonio da investire forse è meglio acquistare bitcoin poichè, essendo “padroni” del mercato, si può drasticamente influenzare “il quando” e “il come” fare aumentare o diminuire il malloppo, vendendo o acquistando moneta elettronica, cosa che non è possibile per un piccolo investitore che con poche migliaia di euro a disposizione non può influenzare un tipo di mercato di cui sarà sempre in balia. Non è un caso se in questo periodo sono proprio i grandi magnati (Elon Musk su tutti) a fare pubblicità alla moneta elettronica. Il piccolo investitore, invece, investendo in beni rifugio potrà avere il suo piccolo patrimonio garantito quasi in un rapporto di 1 a 1 anche sul lungo periodo quando, magari, si sarà verificata una crisi economica (l’ennesima) che sconvolgerà il mercato economico e finanziario.
Criticità
I beni rifugio, a meno che non siano custoditi in casa con scarsi sistemi di protezione, non hanno grosse criticità intrinseche. Se anche dei ladri dovessero rubare l’oro o il quadro di Picasso che avete custodito in una cassetta in banca, l’assicurazione della stessa vi ripagherà del valore perduto e, di contro, se in uno scaffale rimasto chiuso per decenni dovreste ritrovare una catenina d’oro appartenuta a vostra nonna, questa non risentirà in nessun modo degli anni passati nel dimenticatoio e avrà un valore pari a quello che ha oggi l’oro.
I bitcoin, invece, sono identificati tramite un codice alfanumerico da 25 a 36 cifre: perso il codice persi i soldi. Se vostro fratello fosse un grande possessore di bitcoin e (facendo tutti gli scongiuri del caso) dovesse venire a mancare senza aver lasciato disponibile agli eredi i codici delle sue monete elettroniche, il suo patrimonio finirà nella tomba con lui e per voi sarà impossibile recuperarlo.
I bitcoin ormai andati perduti sono molti più di quanto si possa pensare e, se da una parte proprio queste “monete smarrite”, non essendo più cedibili sul mercato, garantiscono che il valore delle monete elettroniche non arriverà mai a zero (ma si ci potrà avvicinare molto) dall’altra dimostrano quanto questo sistema sia poco affidabile sotto troppi punti di vista (fonte).