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Guida critica al bitcoin



Quando si parla di bitcoin i dubbi, le perplessità e la scarsa chiarezza relativa a certi suoi aspetti, da sempre, finiscono per farla da padrone. Ma che cos’è davvero bitcoin? Bitcoin è una moneta virtuale decentralizzata, che non ha un corrispondente fisico (come avviene per le monete o banconote in euro o sterline, ad es.), ma che funziona lo stesso come moneta, e al tempo stesso può rendere sostenibili le finanze di aziende e persone che decidano di farne uso.

Quanto vale 1 BTC? Il cambio valuta è estremamente volatile, poichè la moneta è decentralizzata ed è oggetto di forti speculazioni (di cui moltissime vanno a svantaggio dell’investitore, c’è da dire) si tratta di una moneta a tutti gli effetti, introdotta nel 2009, che si sta presentando come vera e propria “moneta del futuro”, almeno in parte, moneta per fare trading online nonchè ovviamente metodo di pagamento per i servizi online: in questo articolo vedremo di capire meglio, in modo critico e basandomi sulle esperienze che ho avuto e che ho voluto condividere su questo blog, di cosa si tratti più precisamente.

Bitcoin: di che si tratta?

Bitcoin è una moneta, precisamente una moneta virtuale che non possiede alcun equivalente fisico (intendiamoci, quindi: le monete d’oro che vedete nelle varie immagini con l’icona B sopra, sono solo illustrative): non possiamo metterla nel portafoglio come faremmo con le monete tradizionali, ma possiamo memorizzarla su supporto elettronico (sostanzialmente in forma di codici univoci o veri e propri file, a volte), quindi su penna USB, sullo smartphone, sul PC, oppure su un supporto cloud o mediante programmi di gestione del bitcoin stesso.

Bitcoin è un di pagamento online per permettere di ricevere ed inviare denaro mediante internet: le transazioni con BitCoin avvengono senza intermediari, e quindi permettono pagamenti diretti, senza le commissioni bancarie (oppure di PayPal) che normalmente paghiamo.Non esiste tantomeno, nel BitCoin, un’entità centralizzata che emetta moneta, in quanto la stessa viene generate mediante un algoritmo distribuito, con tutti i vantaggi del caso (leggasi assenza di fluttuazioni nel valore della moneta).

Bitcoin e inflazione

A differenza delle valute flat (e questo è uno dei principali pregi di bitcoin, in effetti) come ad esempio l’euro, BTC non è condizionata dall’inflazione, pero’: questo significa che se c’è un’inflazione annuale media del 2%, tra 25 anni il valore della moneta euro sarà praticamente dimezzato (sommando i vari contributi del 2% medio ogni anno, per 25 anni, si ottiene 50%).

Alla lunga, in teoria l’inflazione su Bitcoin – che attualmente è assestata attorno al 2%, per la cronaca – dovrebbe (è solo una previsione, ovviamente) ridursi fino ad arrivare a zero.

Come funziona il BTC?

Come spiegato nel sito ufficiale, il tutto funziona mediante un’apposita blockchain crittografata, una “catena virtuale” nella quale sono incluse tutte le transazioni confermate: questo significa che, in prima istanza, la “movimentazione” delle BitCoin è pubblicamente accessibile da chiunque, per quanto in forma criptata. Le transazioni sono rese sicure da una crittografia a chiave privata e, inoltre, iniziano ad essere confermate dalla rete nei 10 minuti successivi, attraverso un processo chiamato data-mining. Tale processo, noto come “consenso distribuito”, serve a mantenere un indispensabile ordine cronologico ai blocchi della blockchain, proteggendo la neutralità della rete e permettendo a diversi dispositivi di uniformare lo stato del sistema. Per essere confermate, le transazioni sono quindi impacchettate in un blocco che rispetta, nominalmente, regole crittografiche molto severe e “difficili da indovinare”, in un certo senso.

Tecnicamente il Bitcoin – o BTC – funziona su una rete peer to peer basata su crittografia asimmetrica, ovvero a chiave pubblica e privata. Senza addentrarci in dettagli implementativi sulla blockchain (la quale rappresenta un po’ il “libro contabile” pubblico delle transazioni effettuate), bisogna sapere che la crittografia possiede un ruolo fondamentale per garantire spendibilità effettiva alla valuta, impossibilità (o quasi) di essere clonata o falsificata, oltre che garanzia di consegna dei pagamenti dal mittente al destinatario. Così come la crittografia di HTTPS permette alle pagine web ed alle applicazioni di proteggersi da frodi e clonazioni, quella del BTC permette alla moneta stessa di “essere moneta“, limitando il rischio di falsificazioni e truffe o trasferimenti non autorizzati. Bitcoin è in questo, contemporaneamente al riparo da generazione non autorizzata di moneta virtuale falsa, possibili attività di sequestro da parte di autorità ed eventuali problemi di blocco dei trasferimenti a cui sarebbero soggette le banche ordinarie: per cui diventa terreno fertile per le libertà individuali di investimento ma anche, purtroppo, per attività criminose o poco etiche.

In questi termini, pertanto, BTC va vista come un software avanzato in grado di generare valore, e per cui le monete vengono generate mediante un meccanismo complesso difficilmente replicabile, direttamente dagli utenti, mediante mining. Tale sistema prevede l’esecuzione di calcoli complessi, che vengono solitamente eseguiti una sola volta per sempre – tanto che in molti casi è già tardi per mettersi a farlo, anche perchè il consumo di potenza necessaria non bilancia quasi mai il guadagno che ne deriverebbe. Molti siti web stanno installando, tanto per capire le potenzialità ancora meglio, dei miner di bitcoin subdoli all’interno delle proprie pagine, in modo da sfruttare a proprio vantaggio il traffico derivante dalle visite degli utenti (e la loro potenza computazionale).

Come curiosità ulteriore, è stato calcolato che servirebbe l’energia di 44,000 corpi umani per minare 1 BTC.

“Pochi” BTC

Una prima differenza rispetto alla moneta tradizionale, all’atto pratico, è legata al numero di decimali significativi: in genere, infatti, il BTC associa fino a 8 cifre decimali nella sua rappresentazione, e la transazione più piccola in BTC sarà di 0.00000001 BTC. Questo ovviamente va tenuto in conto fin dall’inizio per imparare a dare il giusto valore ai decimali, quelli che in altri contesti monetari consideriamo “spiccioli” – mentre in questo caso non è affatto così; è possibile rendersi conto della cosa anche nei cambi di esempio, che sono solo apparentemente piccoli (nota: si assume che 1 BTC = 12679,9 EUR).

0,00800 BTC sono 100 €

900 € corrispondono a 0,1 BTC

Su molti siti specializzati è possibile visualizzare il cambio in tempo reale del BTC in euro; quello che segue è il grafico del suo valore variabile nel tempo, nel periodo di riferimento in cui ho scritto questo articolo (tratto da bitboat.net). Al momento in cui scrivo, per intenderci, 1 BTC equivale circa a ben 13.000 euro. Questo cambio lo rende particolarmente appetibile per le masse, per quanto sia necessario tenere in conto la sua volatilità e variabilità, oltre che difficile prevedibilità, del cambio stesso.

Nonostante tali considerevoli fallback, ad ogni modo, diffidate da chi pensa che il bitcoin sia una truffa, un costo inutile o un giocattolo o una cosa per “addetti ai lavori” o su cui giocare a scommettere o speculare: è una moneta elettronica che può funzionare, a determinate condizioni, ma su cui al momento rimane un rischio considerevole investire grosse somme. La cosa importante è che le persone imparino a capire di che si tratta, perchè altrimenti difficilmente vedremo un’esplosione del suo utilizzo nell’economia mondiale. Chi pensa il contrario, semplicemente, non sa di cosa parla.

Il problema della liquidità

Ho, almeno ad oggi, sempre dato un’importanza alquanto contenuta al BTC, pur riconoscendone l’alto valore innovativo: esso infatti, a mio modesto avviso, viene da sempre capito poco e male. Mi sembra interessante cercare di discuterne in modo abbastanza critico, ed è quello che farò in questa sede. In tutti i discorsi relativi all’elevato interesse associabile al BTC, tanto per dire, ancora non si considera (o si tende a sottovalutare) il problema della liquidità: ovvero, se accumulo un capitale in bitcoin, ho il problema di rendere spendibile tale moneta a livello di mercati reali (che in BTC puri sono ancora circoscritti) e di convertirla nuovamente in euro quando e dove voglia, un po’ come si farebbe con una moneta all’estero.

Ci sono sempre più negozi e siti che accettano bitcoin: questo è un bene e ne prendiamo atto, ma se una volta comprati BTC rimango “confinato” forzosamente in quel network finanziario non mi pare una buona cosa, soprattutto per chi affida ad esempio parte dei propri risparmi o investimenti (cosa sconsigliatissima da tutti gli esperti, ad oggi), nella speranza che quel denaro venga ipervalutato dalla moneta virtuale stessa. Il problema di fondo, in sostanza, secondo me, è legato a due aspetti:

  1. non c’è un modo facile per convertire BTC in euro o moneta “classica” (…ed è vero anche il contrario, in parte);
  2. molti aspetti tecnici del BTC restano oscuri per i non addetti ai lavori (ma anche per chi dovrebbe capirne a mazzi);
  3. si pensa in modo errato che BTC possa diventare uno strumento di arricchimento automatico per l’uomo della strada (figuriamoci), o addirittura di riscatto sociale (lotta contro le banche ecc.)

BTC, nelle sue varie implementazioni (Armory, Multibit, Electrum, coinpunk, BitCoinJ, …) propone un network di pagamento decentralizzato che, da un lato, abbatte i costi delle banche tradizionali, ma dall’altro pone comunque il problema di convertire ed utilizzare il denaro all’interno del mondo reale. In soldoni, se volessi riportare il BTC in euro, moneta spendibile per le mie spese di ogni giorno, non disporrei ancora dell’autonomia necessaria, se non sfruttando tecnologie un pochino troppo complesse da sfruttare (come vedremo più avanti). Questo secondo me è un limite enorme, finchè ovviamente la maggioranza delle persone non tenderà ad usare BTC – cosa improbabile, vista la sua eccessiva volatilità.

La moneta virtuale è falsificabile? Con quale facilità?

Secondo il sito ufficiale è impossibile generare più di 21 milioni di BitCoin, per un totale di 2.15 x 10^38 (un numero a 38 zeri, ndr) di indirizzi allocabili da suddividere tra tutti gli abitanti della terra. Si pone pero’ il problema di un eventuale falsario che potrebbe generare illecitamente banconote bitcoin, a questo punto. L’elevata complessità – sulla falsariga degli algoritmi crittografici e della loro risaputa complessità – impedisce, in realtà, o rende molto improbabile, tale evenienza. Per quanto ne sappiamo (le specifiche ed i software per bitcoin sono tutti open) l’eventualità di generare nella catena un segmento “tarocco” è vanificata dall’impossibilità di combinarlo all’interno del processo globale, garantendo così un buon livello di protezione.

Bitcoin e liquidità in altra valuta (ad esempio euro)

In questo, limitarsi ai marketplace che accettano bitcoin e basta – per quanto siano in aumento: ci sono varie tipologie di siti e servizi di ogni genere che accettano bitcoin, ad esempio – mi sembra ancora limitante rispetto alle reali potenzialità in gioco. Il problema di fondo dei bitcoin è anche non ha un corrispettivo fisico (può essere ad esempio conservato in un pennino USB, su uno smartphone o sul PC; ma questo sarebbe superabile, con l’abitudine), per quanto sia ancora strano pensare ad un file crittografato spendibile come moneta. Soprattutto, pero’, visto che il bitcoin è soggetto agli sbalzi del mercato come qualsiasi altra moneta, è possibile che uno accumuli bitcoin nel tempo e che la loro valutazione al cambio sia ipervalutata: è già successo più volte, non sempre al rialzo per la verità. Per cui attenzione a quello che fate in bitcoin perchè rischiate di perdere per sempre, ed in modo irreversibile, parte del capitale investito. Il rischio annesso ai BTC e la loro sostanziale volatilità si legano ad un utilizzo ancora molto limitato, e questo dopo ben nove anni (quasi dieci) dalla loro iniziale introduzione.

Mi sembrerebbe ragionevole, per ragioni pratiche, che debbano esserci dei bancomat di bitcoin, cosa che da qualche tempo – anche se viene poco pubblicizzata – sembra esistere anche in Italia. C’è ad esempio la Chainblock si occupa di gestire bancomat di bitcoin (che troviamo nelle grandi città come Milano, ad esempio), e questi punti di gestione e “smistamento” (che non sono altro che dei bancomat per BTC) della moneta virtuale decentralizzata stanno facendosi conoscere ed utilizzare sempre di più. Dai bancomati di bitcoin possiamo in genere sia convertire BTC in euro che viceversa, ovviamente al costo di una transazione variabile.

Un aspetto problematico legato al BTC sembra comunque legato ai network di gestione finanziaria, in particolare tra quelli reversibili (ad esempio un deposito su carta di credito) e non reversibili (bitcoin); è lo stesso problema che deriva dal mixed content tra HTTP e HTTPS o, se preferite, è come cercare di far comunicare tra loro due sistemi concepiti in modo radicalmente diverso. Quello che succede è quanto segue: se faccio transazioni tra BTC, sono sicuro che la transazione sarà tracciabile in caso di problemi, e per quanto visto sarà anche facile da eseguire e vivrò tranquillo. Se invece andassi a cercare di convertire moneta tradizione in BTC o viceversa, potrei avere dei problemi nella possibilità o nella convenienza di farlo.

Vantaggi del BTC

Il principale vantaggio del bitcoin è il suo essere un sistema di pagamento pienamente decentralizzato, contrapponendolo alla gestione centralizzata da parte delle banche e le loro spesso costose commissioni su bonifici e transazioni varie (soprattutto da parti politiche “antagoniste” o presunte tali). In questo il BTC viene visto come salvifico o miracoloso, per quanto purtroppo – a volte – chi ne magnifica le sorti non lo conosca troppo bene. Ogni anno nascono criptomonete specifiche per utilizzi e contesti specializzati, che poi diventano spendibili a determinate condizioni anche sul mercato globale. In genere potrebbe convenire utilizzare i BTC per donazioni ed investimenti a fondo perduto, e non conviene mai affidarsi esclusivamente ad esso per le proprie attività.

Come usare i BitCoin? Mediante i wallet

L’accesso alla rete bitcoin avviene usualmente mediante i wallet (portafogli), che non sono altro che software per PC, Mac e cellulari disponibili free ed open source: questo contribuisce molto alla sicurezza ed all’affidabilità del sistema, in quanto il loro codice è liberamente ispezionabile dall’utente, a pieno vantaggio della sua usabilità e trasparenza.

In generale potete usare due tipi di wallet:

L’uso di un client BitCoin permette di contribuire al mantenimento della privacy delle rete, e la sincronizzazione delle transazioni può richiedere, al momento in cui scrivo, fino ad un giorno intero di tempo. Attraverso wallet si diventa titolari di un conto Bitcoin, in modo che tu possa inviare e ricevere denaro virtuale. C’è da dire che il protocollo in questione è ancora in fase di sperimentazione per cui è bene usarlo con una certa cautela e sempre con cognizione di causa, per quanto siano in corso di installazione dei bancomat per BitCoin (di cui anche uno in Italia) per prepararsi a quella che, almeno sulla carta, sembra essere una delle rivoluzioni in ambito di banking più importanti del secolo.

Perchè usare bitcoin?

In molti si chiedono che convenienza si possa avere dall’uso dei bitcoin rispetto alla moneta tradizionale: la risposta può essere molto varia, ma credo che sia necessario considerare anzitutto l’aspetto legato alle startup di e-commerce, ad esempio. Se realizziamo un gateway di pagamento nella nostra app o sito, che si leghi ai circuiti di pagamento tradizionali come Mastercard o VISA, la verifica di una transazione può essere effettuata a campione o secondo vari criteri, e richiede tempistiche e modalità offline che possono complicare o allungare i tempi della transazione stessa. Questo significa ritardi e problematiche sui pagamenti ricevuti che, in molti casi, potrebbero bloccare la crescita dell’aziende e delle sue finanze.

BTC risolve in modo brillante questo problema poichè, essendo decentralizzata per definizione, la validità di una transazione può essere verificata interamente lato software, in modo sicuro e non contestabile; questo snellisce notevolmente il processo ed abbatte i costi che normalmente sarebbero a carico della banca (e del cliente). Al tempo stesso, pero’, la decentralizzazione ha un ulteriore aspetto negativo: se facciamo un errore in una transazione, la stessa tende ad essere irreversibile. I meccanismi di protezione che solitamente le banche possiedono e fanno scattare in caso di transazioni sospette, pertanto, non sono al momento presenti in BTC, e l’utente non è ancora abbastanza tutelato in questo (almeno, non a livello di utente medio e non quanto sarebbe necessario per garantirne bassa votatilità). In qualche modo, pertanto, il BTC a livello pratico potrebbe essere l’equivalente di una prepagata usa-e-getta (o di una prepagata tipo PostePay), con garanzie e affidabilità simili, insomma.

I motivi per usare bitcoin sono generalmente legati ai costi più bassi di gestione, oltre alla possibilità di attivare transazioni veloci almeno come quelle delle banche tradizionali.

Bitcoin e rischio di furti / frodi

La critica più convincente che viene fatta nei confronti del bitcoin, e che lo rende ancora inadatto a gestire e contenere capitali vitali di persone e società, è pertanto legato alla sostanziale mancanza di un vero e proprio meccanismo anti-frode, il che tende a rendere rischiosa la piattaforma stessa. Una falla sulla piattaforma possiede effetti potenzialmente devastanti, e si calcola che ci siano stati l’equivalente di diversi milioni di dollari in BTC rubati mediante falle informatiche negli ultimi anni.

Dove si comprano i bitcoin

Il primo modo per comprare bitcoin è quello di rivolgersi ad alcuni siti web detti di exchange, che possono essere più o meno affidabili, sui quali si possono aprire dei veri e propri conti bancari in BTC. Quelli riportati in questa sede dovrebbero essere tutti di buona qualità, anche se la cosa che ho notato è che non sempre sono facilissimi da usare. Ricordatevi che qualsiasi transazione in BTC è pubblica per natura, per cui almeno un indirizzo email e la vostra identità sono esposte pubblicamente: valutate voi stessi le possibili conseguenze, prima di procedere oltre.

Tra quelli segnalati come affidabili, pertanto, ci sono i seguenti (per usarli la prima volta bisogna identificarsi via scansione con un documento valido).

  • Coinbase (vantaggi: compri bitcoin via carta di credito, carta di debito, bonifico bancario o SEPA; richiede fino a 5 giorni per completare una transazione, acquisto anche instantaneo, discreta liquidità)
  • Coinmama (vantaggi: funziona in molti paesi, anche se ha commissioni un po’ più alte della media)
  • The Rock Trading (vantaggio: deposito semplificato, API programmabili)
  • Bitstamp (vantaggio: commissioni più basse)

Come detto esistono ormai anche bancomat / ATM di bitcoin tra cui ad esempio a Roma, CryptoLocalATM. Metti contanti e compri bitcoin, o viceversa ritiri il loro equivalente in denaro. Se invece vogliamo comprare BTC online utilizzando Jiffpay, Postepay (Paypal al momento non è supportato, vedi anche oltre), il sito di riferimento può essere Bitboat, per quanto le commissioni siano più alte della media. Esiste inoltre la possibilità di scambiarsi bitcoin tra privati, un po’ come si farebbe su Ebay, per quanto tale possibilità sia a mio avviso sconsigliabile per chiunque.

Dove trovare negozi che accettano bitcoin

Per farlo anche in Italia, basta consultare la mappa presente su coinmap.org.

Da Bitcoin e la sua filosofia di fondo, peraltro, derivano forme di pagamento ed opportunità per aziende e startup inedite in passato, tra cui gli interessanti smart contracts.

Piattaforme online per compra-vendita di bitcoin

Al momento la cosa di cui mi sto interessando riguarda le piattaforme di scambio di bitcoin: al momento ne sto testando tre, che mi sembrano le più interessanti. L’obiettivo è quello di capire come si possano superare i limiti nell’uso del BTC che ho evidenziato nel post, in modo da capire al meglio quale sistema sia più consigliabile per i principianti. In effetti, solo testandole penso si possa dare una risposta.

Attenzione: Wirwox ha chiuso definitivamente i battenti a gennaio 2020. Come alternativa potete prendere in considerazione Coinbase.

  • WirWox.com – Permetteva di ottenere moneta virtuale LLC (i Linden Dollars di Second Life) mediante – ad oggi – Paypal, OKPAY, Skrill, Paysafecard, o altri bitcoin. La commissione sul deposito dipende dal metodo di pagamento utilizzato, mentre quella di prelievo è di circa 6.2 euro.
  • CoinBase – Permette di creare un portafoglio di bitcoin e di ricaricarlo mediante conto corrente bancario (dovrete dimostrare di possederlo facendo un piccolo deposito e riportando un codice identificativo in causale); l’interfaccia è molto user-friendly, fornisce la possibilità di comprare Ethereum, Bitcoin e molte altre, supporta sia pagamenti via bonifico ma anche, ho scoperto oggi, mediante carta prepagata tipo PostePay. Dispone inoltre di un’ottima API per programmare e gestire il proprio portafoglio nelle app che realizziamo (pagamenti BTC, gestione wallet per i clienti e così via).
  • Conio – Si tratta di una buona alternativa italiana come wallet di bitcoin per il vostro smartphone, realizzata con funzionalità parzialmente simili a quelle di Coinbase. Permette di acquistare bitcoin mediante carta di credito o bonifico, e vi consentirà di muovere i primi passi in questo mondo anche grazie al fatto che possiede un’assistenza in chat con persone vere (CoinBase ha solo dei chatbot, ad oggi)
  • Wirex – Altro servizio che sembra molto interessante per comprare e gestire bitcoin, permette questa volta di creare e gestire una vera e propria carta prepagata in bitcoin, sia fisica (a pagamento) che virtuale (free). per utilizzarlo, è necessario validare l’account mediante una procedura di invio della scansione di un proprio documento di identità valido, via webcam o fotocamera del telefono direttamente.

Seguiranno ulteriori aggiornamenti in merito, non appena ce ne saranno o ne avrò a disposizione (ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2017).

Assenza di garanzie e pagamenti “anonimi”

C’è da dire che il principale pregio di BitCoin, ovvero l’assenza di un’entità emittente la moneta, non tiene conto di quello che è un suo potenziale difetto, ovvero l’assenza di un controllo centrale che vigili su eventuali operazioni illegali e truffe, come avviene per esempio con le banche che cercano, nei limiti, di tutelare i propri clienti.

Di fatto siti tra cui WordPress, Wikileaks e svariati portali di vendita di servizi online (adult inclusi) accettano da qualche tempo pagamenti e donazioni anche mediante BitCoin, in alternativa alla procedura (sempre rischiosa) di inserire manualmente numero della carta, scadenza e codice segreto. A questo punto non mancano, e non mancheranno, le polemiche ed i dubbi legati a questa tecnologia, anche da parte di chi semplicemente guarda i propri interessi ed è più sbilanciato verso il banking tradizionale. Di fatto le problematiche legate ai pagamenti online si replicano pari-pari anche nel mondo di bitcoin, che ancora – da quello che leggo in giro – sembra essere un po’ troppo giovane per poter essere usato in massa.

Infine esistono dei metodi “anonimizzanti” che permettono di rendere non tracciabili le transazioni: ad esempio zerocoin.org oppure blockchain.info. Per capirci, se Aldo volesse inviare bitcoin in modo anonimo a Barbara, non dovrebbe fare altro che sfruttare un “intermediario per la consegna” opportunamente occultato e scelto casualmente (concetto leggermente semplificato, ma è giusto per rendere l’idea). In genere comunque le normali transazioni fatte con questa moneta virtuale non sono anonime, anzi: è agevole risalire a chi ha inviato e ricevuto denaro, dato che esiste una tabella pubblica e liberamente consultabile delle transazioni (ad esempio blockchain.info).

Come funziona un bitcoin miner

Per coloro i quali siano più in vena di sperimentare, il modo più classico per generare moneta virtuale (a parte comprarsela o rivenderla con i siti e le app che abbiamo visto finora) è possibile mediante software che si chiamano “miner”, cioè “minatori” di criptomoneta; essi sfruttano la potenza computazionale del computer sui quali sono installati per generare bitcoin di vario genere.

Ovviamente per motivi pratici non è possibile che tutti coloro che vogliano usare BTC debbano installarne uno: i consumi di corrente sono da tenere d’occhio, più che altro perchè si tratta di un processo molto lento per cui vengono tipicamente utilizzati hardware specializzati in mining. In ogni caso, proseguo per chi fosse interessato: da subito esce fuori un problema che potrebbero avere gli utenti che ne fanno uso, ovvero che occupa almeno 170GB di dati che saranno scaricati dalla rete, e che questi dati aumentaranno nel tempo per via della sincronizzazione. Motivo per cui per usare un client bitcoin ci vuole un hard disk capiente, e anche parecchio: su un computer che non sia dedicato solo a questo e senza una connessione in fibra molto veloce, non credo abbia senso e si riesca a sperimentare la cosa.

Ma vediamo rapidamente la schermata di benvenuto di BitCoin-Qt, il nostro client per BitCoin.

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Ho proseguito con l’installazione, che ha portato la seguente schermata:

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e, dopo qualche secondo, è apparso il mio portamonete. Si noti l’interfaccia (ancora) molto spartana che evidenzia la sintesi, il tasto invia, quello ricevi ed il log delle transazioni: in basso viene indicato il livello di sincronizzazione tra noi e gli altri dati delle rete, che sembra essere anche piuttosto lento (nell’altro articolo parlavo di circa 24 ore per concludere l’operazione).

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Esempio di pagamento online con BitCoin

Ancora bitcoin e le criptovalute in genere sono lontane dall’essere uno standard consolidato, ma si continua a parlare di loro da tempo, e già ci sono i primi siti web che accettano, a fianco dei metodi classici di pagamento, anche il bitcoin come metodo di pagamento.

Riporto un esempio di uso del client per bitcoin BitPay, un servizio a pagamento che mette a disposizione le API per qualsiasi sito ad un prezzo relativamente contenuto. Il problema è capire se ne valga la pena, cioè se i vostri clienti siano disposti a pagare in bitcoin i servizi o i prodotti che offrite nel vostro sito web, oppure no. Ecco la prima pagina relativa al pagamento da effettuare: in pratica, invece di VISA/MasterCard come metodo di pagamento ho scelto BitCoin, e quello che mi appariva è qualcosa del genere.

Mi viene notificato che la transazione è in corso dall’Italia, che ho scelto BC, che non ci sono opzioni ulteriori e che pagherò la somma cliccando su Buy.

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All’epoca in cui ho prelevato queste schermate, il servizio era ancora in fase sperimentale ma ad oggi sembra essere migliorato in modo considerevole.

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Andiamo avanti: confermo nuovamente l’operazione e quello che accade ora è molto semplice: si genera un codice univoco randomizzato + il prezzo da pagare convertito da dollari in BitCoin. È stato anche generato il QR-code per permettere all’utente di pagare mediante app per cellulare, peraltro, e compare chiaramente la conversione della cifra da pagare in BTC (0.0421 BTC sono circa 25 dollari).

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Sotto il bannerino “Pay with BitCoin“, appariva il codice per identificare la transazione, che avrei dovuto ricopiare nel mio client cliccando su “Invia” all’interno dell’apposita casella, con eventuale etichetta identificativa e somma BTC da corrispondere.

Da qui sarà possibile concludere la transazione, mentre la pagina web si aggiornerà in automatico dopo aver confermato la transazione (probabilmente non in real-time, sono richiesti circa 10 minuti per confermare la transazione).

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È tutto per questo articolo, alla prossima!



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