Le truffe sono nate con l’uomo, e con lui spariranno dal mondo. Alcune hanno raggiunto gradi di sofisticazione tale che per smascherarle sono occorsi anni e chissà quante altre sono sopravvissute impunite alle vittime e agli ideatori stessi. Nel secolo scorso un particolare tipo di truffa ha fatto particolarmente parlare di sé per l’apparente semplicità con cui le ignare vittime abboccavano al tranello loro proposto, mascherato da lucrativo investimento. Stiamo parlando dello Schema Ponzi, un geniale metodo per estorcere soldi ad investitori ingannati di poter guadagnare consistenti interessi partendo da un’esigua somma iniziale.
Charles Ponzi
Charles Ponzi – all’anagrafe Carlo Pietro Giovanni Guglielmo Tebaldo Ponzi – era un migrato italiano negli Stati Uniti, con il vizio del furto e delle truffe. La sua indole truffaldina viene più volte scoperta, tant’è che tra il 1907 e il 1913 passerà ben cinque anni in prigione, 3 in Canada e 2 in USA. Ma è dopo la Prima Guerra Mondiale che mette in piedi la truffa che porta il suo nome e che lo farà passare alla storia.
Per dar vita al suo progetto criminale gli serve dapprima un piccolo tesoretto cui attingere. Mette così in piedi un’attività di compravendita di buoni per francobolli (utilizzati all’epoca dagli emigrati di tutto il mondo per permettere ai loro cari rimasti in patria di rispondere alle lettere che gli espatriati mandavano loro) che gli garantisce un certo guadagno che può reinvestire subito per attuare la truffa che ha in mente.
La truffa di Ponzi
Ecco quindi che racimolato un piccolo gruzzolo, inizia a cercare investitori disposti a consegnargli ingenti somme di denaro promettendo loro che nel giro di pochissimo tempo (generalmente un mese) avrebbe restito circa il 10% della stessa, spacciando quella somma come quota di interesse dell’investimento stesso. In realtà questi “finti” interessi non erano frutto di operazioni finanziarie, ma venivano pagati semplicemente con parte delle quote che gli investitori successivi lasciavano a Ponzi stesso il quale, avendo rimborsato regolarmente le prime “rate” a coloro che gli avevano già lasciato il proprio denaro, si era fatto un buon nome tra la gente che, ingolosita dal facile guadagno, accorreva ai suoi sportelli sempre più in massa.
Come facilmente intuibile, però, non essendo infiniti né gli investimenti né gli investitori, a loro volta non avrebbero mai potuto essere infiniti neanche i rimborsi, ancor più perchè alla base del meccanismo di Ponzi non era previsto nessun tipo di reinvestimento societario del capitale incassato (quello sì avrebbe potuto fruttare una quota di interessi che, a tassi certamente più bassi, avrebbe potuto essere rimborsato sul lungo periodo agli investitori) ma solo un puro e semplice meccanismo di restituzione di una percentuale dell’ammontare del capitale incassato mentre, la parte restante, finiva direttamente nelle tasche del truffatore di origini emiliane.
Il piano criminale non dura molto poichè la stampa si rende conto che con il solo patrimonio costituito dai buoni per acquistare francobolli che aveva messo a garanzia del suo piano criminale, Ponzi non sarebbe mai stato in grado di rimborsare i soldi che spettavano agli investitori. E’ così che, dopo meno di un anno dall’inizio della sua “attività”, Ponzi venne arrestato senza avere neanche il tempo di spostare parte dell’immenso capitale accumulato all’estero, e finì nuovamente in prigione.
Da qui in poi la vita di Ponzi verrà costellata da una serie di nuovi tentativi di truffa e di conseguenti arresti tra USA, Italia e Brasile fino alla morte sopraggiunta nella più totale povertà a Rio de Janeiro nel 1949.
Lo Schema Ponzi
Volendo riassumere il piano messo in piano da Ponzi – che, secondo quanto da lui stesso dichiarato, non era una truffa “originale” ma copiata da una banca canadese per la quale aveva lavorato per breve tempo, subito dopo l’arrivo in America -, potremmo dire che si tratta di uno schema piramidale perfetto dove coloro che stanno all’apice della piramide (l’ideatore della truffa ne è, ovviamente, il vertice), quelli che per primi investono i loro soldi nel progetto “pseudo-finanziario”, effettivamente ottengono un ritorno anche consistente dall’investimento.
Mano a mano che ci si sposta verso la base della piramide, però, avvicinandosi al punto in cui i potenziali investitori diventano sempre meno e sempre meno saranno i soldi che entreranno nel circolo vizioso, gli ultimi arrivati non solo non arriveranno mai a gudagnare alcunchè ma inizieranno a perdere parte del loro capitale. Coloro che si trovano alla base, gli ultimi ad essere stati circuiti prima della fine dei giochi, sono destinati a perdere per intero i soldi affidati al truffatore.
Ideatore
Primi truffati: signor A, signor B
Secondi truffati, mese 1: signor C, signor D, signor E, signor F
Terzi truffati, mese 2: signor G, signor H, signor I, signor L, signor M, signor N, signor O, signor P
Fine dei giochi, mese 3: arresto dell’ideatore della truffa o fuga dello stesso con il malloppo
Per spiegare lo schema sopra riportato, ipotizziamo che i primi truffati, signor A e B, consegnino all’ideatore della truffa 100 euro. Il truffatore restituirà loro il 10% dell’investimento il primo mese, un ulteriore 10% il secondo e ancora un 10% al terzo mese. In realtà però, il truffatore, nel primo mese pagherà i rimborsi ai signori A e B con le quote versate dai signori C D E e F, quelle del secondo mese con le quote versate dai signori C D E F G H I L M N O e P. Allo stesso modo rimborserà i signori C D E ed F con i soldi dei signori G H I L M N O P e così via fino alla fuga vigliacca o all’arresto del truffatore. Alla fine dei tre mesi, ipotizzando un investimento di 100 euro per ogni investitore, il truffatore avrà incassato 1.400 euro (14 investitori per 100 euro) avendone restituito solo 80 (20 a testa ai signori A e B, a cui sono spettati due rimborsi mensili di 10 euro e 40 euro ai signori C D E e F cui è spettato un solo rimborso mensile da 10 euro). I signori G H I L M N O e P, invece, non essendo stati “nel gioco” per neanche un mese intero, hanno perso per intero la loro quota senza incassare un euro non avendo maturato il fanatomatico interesse mensile promesso.
L’eredità di Ponzi
Lo schema di Ponzi, non è morto con il suo autore e i 40.000 americani da lui truffati, ma più volte negli anni seguenti è stato riproposto anche da importanti e stimati operatori finanziari. Il caso più eclatante si è avuto nel 2008 quando la polizia americana arrestò il banchiere Bernard Madoff, ex presidente di un istituto prestigioso come il NASDAQ, che aveva attuato un sistema truffaldino del tutto simile a quello di Ponzi. Ma Madoff non se la cavò con qualche anno di prigione come il truffatore italianom poichè per lui venne comminata una pena di ben 150 anni di carcere.