La parola cashback in italiano significa rimborso, e corrisponde ad una percentuale di spesa che viene restituta al cliente dopo un pagamento. Ad esempio: se spendo 100 € su Amazon, poi mi ritrovo con 10€ in più da spendere ulteriormente (è un cashback del 10%, in questo semplice esempio).
Ormai moltissime carte prepagate, carte di debito e carte di credito offrono ai propri clienti la possibilità di poter usufruire del cashback in vari negozi convenzionati. Da poco, inoltre il cashback ha preso piede come iniziativa per incentivare i consumi e rilanciare l’economia, ed è noto comecashback di Stato, che pero’ va abilitato in modo diverso, e funziona in modo altrettanto diverso.
Molti pensano che il cashback siano una specie di soldi gratis o un modo per guadagnare indirettamente sui propri acquisti, ma le cose non stanno così! In realtà sarebbe più corretto parlare di un sistema di sconti.
Vediamo qualche esempio nella pratica: in genere il cashback è un servizio che viene offerto dalle più famose carte di credito: quando ciò accade, i titolari delle carte ricevono un cashback in percentuale variabile tra lo 0.5% ed il 3%, che viene virtualmente restituito ma che, più correttamente, è considerabile uno sconto su futuri acquisti. Il tipo di acquisti che supportano il cashback, infatti, sono in genere convenzionati con l’ente o l’azienda che ha emesso la carta, ed è il caso ad esempio del programma cashback di HYPE che è convenzionato con molte realtà come Booking.com, Nike, Expedia, Sorgenia, Ebay, Conte, Groupon e Unieuro.
Esistono anche siti web ed app che lavorano con un meccanismo di cashback, e che incentivano gli utenti a farne uso mediante un sistema di referenze o referral: se fai iscrivere degli amici, otterrai una piccola, ulteriore percentuale di sconto-rimborso anche tu sui loro guadagni. Dal punto di vista del commerciante, il cashback è estremamente funzionale a livello di passaparola e può fungere spesso da pubblicità offline gratuita e a basso costo.