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Il G7 ha deciso: le multinazionali pagheranno aliquota minima 15% per ogni paese in cui operano



La notizia arriva direttamente dal G7 e sembra avere una valenza non da poco: è stato appena deciso, infatti (il comunicato è di qualche minuto fa), che le multinazionali del settore tecnologico debbano pagare un’aliquota minima del 15% in ognuno dei paesi in cui operano. Un passo importante, almeno sulla carta, per contrastare il lavoro in nero e garantire maggiore equità a livello di tassazione. Il sito ufficiale del G7 parla di un accordo storico a livello globale (HISTORIC GLOBAL TAX AGREEMENT): le novità introdotte in questo ambito sono riassumibili dai seguenti punti, nello specifico.

I ministri delle finanze del G7 hanno raggiunto un accordo complesso su una riforma fiscale, che significherà che i più grandi giganti tecnologici multinazionali pagheranno una nuova aliquota di tasse, all’interno dei paesi in cui operano. Come parte dell’accordo, i ministri delle finanze del G7 concordano sul principio di un’aliquota minima globale pari esattamente al 15%, unite ad alcune misure aggiuntive per una maggiore tutela dell’ambiente.



Quali saranno le conseguenze è subito detto: le multinazionali con sede in una nazione non dovranno più, semplicemente, pagare le tasse nel paese in cui hanno sede, ma anche in tutti i paesi in cui operano. Questa sicuramente è una notizia significa per chi possieda azienda che fatturino in Italia dall’estero, molto spesso (anche se non sempre, ovviamente) per alimentare un noto meccanismo di elusione delle tasse. Cosa che non sarà più possibile, e che dovrà essere assolta con un’aliquota del 15% su quello che viene guadagnato da queste multinazionali.

Le regole si dovrebbero applicare alle multinazionali, da quello che leggiamo nel comunicato, con almeno un margine di profitto del 10%, e vedrebbero il 20% di qualsiasi profitto superiore al margine del 10% soggetto a tassazione nei paesi in cui operano. La mossa sembra essere pensata primariamente per i contribuenti del Regno Unito, ma sembra plausibile che anche altri paesi del G7 possano trarne vantaggio (tra cui l’Italia, per inciso).Il G7 ha inoltre accettato il principio di almeno il 15% di un’imposta globale minima sulle multinazinali paese per paese, creando in questo modo condizioni più eque per le imprese e limitando, almeno in parte, il fenomeno dell’evasione fiscale.

Non è dato sapere, almeno ad oggi, quali potrebbero essere le conseguenze di questa mossa da parte del G7: se è vero che sulla carta gli stati potrebbero fare cassa e riscuotere ciò che in fondo sarebbe legittimo avessero, c’è da scommettere in qualche modo che le multinazionali potrebbero adeguarsi come provare a trovare dei modi per eludere, ancora una volta, il meccanismo.

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