Obbligo fattura elettronica forfettari: chi deve farla, regole, quando è obbligatorio

C’è obbligo fattura elettronica per forfettari? L’Agenzia delle Entrate ha chiarito mediante una citatissima FAQ come stanno le cose, e proviamo a spiegarlo anche noi nella speranza che possa esservi utile.

Questa disposizione stabilisce chi deve iniziare a emettere fatture elettroniche, a partire da quale data e in base ai ricavi o compensi conseguiti nell’anno precedente (2021). Coloro che hanno superato la soglia di 25.000 euro nel 2021 devono farlo a partire dal 1° luglio 2022, mentre gli altri a partire dal 1° gennaio 2024. La circolare menzionata fornisce ulteriori dettagli e linee guida per l’implementazione di queste regole.

In particolare:

La norma citata prevede che l’obbligo di fatturazione elettronica per i soggetti precedentemente esclusi “si applica a partire dal 1° luglio 2022 per i soggetti che nell’anno precedente abbiano conseguito ricavi ovvero percepito compensi, ragguagliati ad anno, superiori a euro 25.000, e a partire dal 1° gennaio 2024 per i restanti soggetti.” Pertanto, come precisato anche dalla circolare 26/E del 2022, solo per i contribuenti che nell’anno 2021 hanno conseguito ricavi o compensi, ragguagliati ad anno, superiori a 25.000 è entrato in vigore dal 1° luglio 2022 l’obbligo di fatturazione elettronica. Per tutti gli altri soggetti forfettari l’obbligo decorrerà dal 1° gennaio 2024, indipendentemente dai ricavi/compensi conseguiti nel 2022.

Il passaggio citato spiega quando l’obbligo di fatturazione elettronica entra in vigore per i soggetti che erano precedentemente esclusi dal regime.

  1. Data di Inizio dell’Obbligo:
    • Dal 1° luglio 2022: L’obbligo di fatturazione elettronica si applica ai soggetti che, nell’anno precedente (cioè il 2021), hanno conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno, superiori a 25.000 euro. Questo significa che a partire dal 1° luglio 2022, i contribuenti che rientrano in questa categoria devono iniziare a utilizzare la fatturazione elettronica.
    • Dal 1° gennaio 2024: Per tutti gli altri soggetti forfettari che non hanno raggiunto il limite dei 25.000 euro di ricavi o compensi nel 2021, l’obbligo di fatturazione elettronica diventerà effettivo a partire dal 1° gennaio 2024. Questo significa che, indipendentemente dai ricavi o compensi conseguiti nel 2022, dovranno iniziare a emettere fatture elettroniche a partire da questa data.
  2. Circolare 26/E del 2022: La circolare menzionata fornisce ulteriori chiarimenti sulle regole e sulle scadenze relative all’obbligo di fatturazione elettronica per i contribuenti che erano precedentemente esclusi dal regime forfetario. Quindi, le istruzioni dettagliate su come applicare queste regole possono essere trovate in quella circolare.

Nello specifico è bene conoscere i seguenti punti e termini del discorso.

Regime Forfettario: Il “regime forfetario” è un regime fiscale semplificato in cui i contribuenti pagano le tasse in base a una percentuale forfettaria sui ricavi o compensi che ricevono, senza dover calcolare tutte le spese deducibili. Questo regime è spesso utilizzato da piccoli imprenditori o professionisti con ricavi modesti.

Limite dei 25.000 euro: Nel 2021, i contribuenti che erano nel regime forfetario non erano tenuti a passare alla fatturazione elettronica fintanto che i loro ricavi o compensi non superavano i 25.000 euro. Questo significa che potevano continuare a emettere fatture cartacee o in altri formati non elettronici.

Ragguagliati ad anno previsto dall’art. 18 del D.L. n. 36 del 30 aprile 2022: Questa parte del testo fa riferimento a un articolo specifico di un decreto legislativo italiano (D.L. n. 36 del 30 aprile 2022). Questo articolo (Art. 18) contiene disposizioni relative alla fatturazione elettronica.

Cambiamento di Regime: Il testo indica che i contribuenti che erano nel regime forfetario nel 2021 e che nel corso del 2022 hanno superato il limite dei 25.000 euro di ricavi o compensi sono obbligati a passare alla fatturazione elettronica.

Scadenza dell’Obbligo di Fatturazione Elettronica: La domanda finale si riferisce a quando questi contribuenti sono tenuti a iniziare a utilizzare la fatturazione elettronica. L’obbligo può iniziare dal 1° gennaio 2023 o dal 1° gennaio 2024, ma la scelta della data dipenderà da ulteriori disposizioni legislative o regolamentari.

In sintesi, il testo stabilisce che i contribuenti nel regime forfetario che superano il limite di 25.000 euro di ricavi o compensi nel 2022 devono iniziare a emettere fatture elettroniche a partire da una data successiva, che sarà determinata in base alle leggi e ai regolamenti futuri.

Ma allora chi è esonerato dall’obbligo di fattura elettronica?

  1. Operatori Esenti dall’Emissione di Fatture Elettroniche:
    • Regime di Vantaggio: Gli operatori, come imprese e lavoratori autonomi, che rientrano nel cosiddetto “regime di vantaggio” sono esonerati dall’obbligo di emettere fatture elettroniche. Questo regime è regolamentato dall’articolo 27, commi 1 e 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito in legge dalla legge 15 luglio 2011, n. 111.
    • Regime Forfettario: Anche gli operatori che rientrano nel “regime forfettario” sono esentati dall’emissione di fatture elettroniche. Questo regime è definito dall’articolo 1, commi da 54 a 89, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.
  2. Possibilità di Emissione di Fatture Elettroniche: Nonostante siano esenti, gli operatori che rientrano nei regimi di vantaggio o forfettario hanno comunque la possibilità di emettere fatture elettroniche se lo desiderano, seguendo le disposizioni specifiche stabilite nel provvedimento del 30 aprile 2018.
  3. Piccoli Produttori Agricoli: Inoltre, questa esenzione dall’emissione di fatture elettroniche si applica anche ai “piccoli produttori agricoli” come definiti nell’articolo 34, comma 6, del Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) n. 633/1972. Questi operatori erano esenti per legge dall’emissione di fatture anche prima dell’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica.

In breve, la dichiarazione stabilisce chi sono gli operatori esentati dall’obbligo di emettere fatture elettroniche in Italia, includendo coloro che rientrano nei regimi di vantaggio e forfettario, nonché i piccoli produttori agricoli. Tuttavia, anche se sono esenti, questi operatori hanno la possibilità di utilizzare la fatturazione elettronica se lo desiderano, seguendo le regole specifiche stabilite.

(Fonte, fonte)

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Bitcoin aumenta di valore? Dipende da come lo guardi, sempre

Controvalore EUR / BTC

Al momento in cui scrivo 1 BTC (la criptovaluta più famosa al mondo, senza dubbio) vale esattamente 3.160,86 euro: questo tasso di cambio viene stabilito sulla base di un semplice, quanto de-regolamentato, meccanismo di domanda-offerta pura. In pratica il controvalore del bitcoin viene stabilito da chi decide globalmente di vendere o di comprarne, e questo porta il suo valore ad aumentare nel tempo in modo imprevedibile. Un BTC di oggi, in sostanza, potrebbe valere tanto o pochissimo e non c’è modo di sapere, almeno dall’analisi dell’andamento del suo valore storico (cosiddetta analisi deduttiva), come andrà in futuro.

Il valore di BTC sale: cosa faccio?

In genere è opportuno aspettare (non troppo), e capire se la tendenza sia confermata o sia soltanto passeggera. Arrivato ad un valore opportuno, potreste decidere di convertire i vostri BTC in EUR. Fate attenzione a due cose, quando considerate l’andamento dei grafici:

  • l’intervallo di tempo (1 anni, 3 mesi, ecc.);
  • la scala temporale (giorni, mesi, anni, ecc.).

Come qualsiasi altro grafico basato sul tempo, infatti, lo storico può facilmente ingannare l’attenzione dei meno esperti: il tutto mediante una semplice considerazione, ovvero che basti variare in modo arbitrario l’intervallo di tempo considerato per estrarre dai dati un’apparente valore crescente. Provate a vedere, per esempio, il grafico dell’andamento ad oggi e confrontatelo con quello di un intervallo di 6 mesi precedenti (in cui effettivamente “sembrava” crescente); vi accorgerete facilmente che è banale convincersi che i dati “dicano” una cosa, purchè si abbia l’accortezza di non prendere la parte di grafico che non ci piace. Alla base dell’analisi dello storico, in effetti, vi è la considerazione inconscia del fatto che la storia sia fatta da cicli o che tende a ripetersi, e questo (in un’analisi seria per investire in BTC) non può certo essere preso in considerazione.

È chiaro che sono sempre gli stessi dati, ma è bastata introdurre una piccola variazione sul campione per manipolarlo ad arte – e questo per inciso potrebbe convincervi a vendere o comprare in modo del tutto illusorio. Stesso discorso se variate l’intervallo di tempo, ad esempio se visualizzate i dati dell’ultimo anno (andamento descrente) con quelli fin dall’inizio (in cui si evidenzia un picco di valore, ormai passato alla storia, a dicembre 2017).

Perchè il valore di BTC è imprevedibile

Dipende da un fattore fondamentale: il fatto che il mercato è completamente deregolamentato, quindi è completamente in mano alla speculazione pura che, tipicamente, viene effettuata mediante trading istantaneo. Quindi ci sono persone che investono ogni giorno in BTC, e cercano poi di toglierli dal mercato al momento migliore.

Comprare, vendere, holdare BTC

Le principali azioni che potete effettuare nello scambio o trading sono, senza scendere nei dettagli, le seguenti tre:

  • hold: si tengono i bitcoin nel proprio wallet, senza comprare nè vendere;
  • vendita: si ritira il controvalore in euro del BTC (cosiddetto withdraw);
  • acquisto: si comprano bitcoin mediante un servizio di exchange come Coinbase.

Ovviamente esistono molte altre azioni intermedie che sono tipiche dei più esperti, ma è bene tenere conto di una cosa importante: non esistono veggenti nè veri e propri esperti in queste cose, e sarebbe il caso di abituarsi a considerare gli investimenti in BTC come parte di un “gioco” in cui si potrebbe anche perdere tutto l’investimento. Certo non è probabile per forza che accada, ma la possibilità esiste e va tenuta in conto.

 

 

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Zero spese bancarie: è davvero possibile?

Quando si parla di zero spese bancarie si fa di norma riferimento al prodotto bancario più diffuso in assoluto: il conto corrente (c/c), utile strumento di gestione del denaro grazie al quale si possono effettuare la maggior parte delle transazioni finanziarie quotidiane e periodiche: prelievi di contanti agli sportelli ATM, pagamenti con carte di debito e credito sui negozi fisici e online, accredito di pensione, stipendi e affitti attivi, domiciliazione delle varie utenze domestiche (luce, gas, acqua e telefono), pagamenti vari (imposte e tasse, bollo auto, bollettini postali, MAV ecc.) e tanto altro.

Il conto corrente è quindi uno strumento di servizio che di norma comporta alcune spese (di apertura, di gestione, di rendicontazione nonché le spese relative alle operazioni).

Si deve però precisare che esistono anche soluzioni zero spese, in particolar modo per quanto riguarda i conti correnti online come per esempio il Conto Corrente Arancio, un prodotto che prevede l’azzeramento di molti costi relativi alla gestione del conto.

Dato che i conti zero spese sono proposte sempre più diffuse, di seguito se ne illustrano le principali caratteristiche.

Conto corrente zero spese: il canone

Nel caso di un classico conto corrente è di norma previsto un canone mensile il cui importo può essere più o meno elevato in base al prodotto proposto (per pensionati, per giovani, per studenti ecc.) e a seconda della banca (ogni istituto ha le sue specifiche offerte).

Nei conti correnti zero spese, che di solito sono conti correnti online, di gestione meno onerosa per le banche, il canone mensile non viene addebitato.

L’azzeramento del canone è spesso legato al verificarsi di determinate condizioni; per esempio in alcuni casi esso è previsto per un periodo di tempo limitato più o meno lungo (sei mesi, un anno, due anni ecc.); in altri casi è legato alla domiciliazione di specifiche operazioni quali l’accredito fisso della pensione o dello stipendio o magari all’effettuazione di versamenti periodici di un importo superiore a un minimo stabilito per contratto ecc.

Conto corrente zero spese: i vari costi

Oltre al canone zero (per un periodo più o meno lungo), un conto corrente zero spese prevede l’azzeramento delle commissioni normalmente dovute per alcuni tipi di operazione e/o una riduzione di altri costi.

Di solito, le spese completamente azzerate sono quelle relative ai servizi base di un conto corrente; quelle ridotte invece riguardano di solito servizi facoltativi che il cliente può o meno richiedere a seconda di quelle che sono le sue necessità.

Il tasso di interesse attivo: il conto corrente non è un conto deposito

Il conto corrente è un utile strumento di servizio, ma non ha finalità di risparmio o di investimento. Di norma, infatti il tasso di interesse attivo previsto è nullo o comunque ridottissimo.

In questo, il conto corrente differisce da un’altra tipologia di conto bancario, il conto deposito, uno strumento di risparmio a operatività limitata (prevede di fatto solo versamenti e prelievi) caratterizzato dal fatto che offre un tasso di interesse attivo più o meno elevato.

Conto corrente e conto deposito sono quindi due strumenti che hanno obiettivi diversi e possono considerarsi come complementari. Anche i conti deposito rientrano nella categoria dei conti bancari zero spese.

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