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Robo advisor: cosa sono davvero, e quali sono i loro limiti tecnologici



Guadagnare con il pilota automatico è  un mito, e ne abbiamo parlato varie volte; i robo advisor secondo alcuni sono quelli in grado di fare la “magia” in tal senso, e bisogna stare molto attenti a dove si va a parare, in questi casi. Oggi parleremo di rob advisor dal punto di vista delle caratteristiche che hanno e, cosa che in pochi vi racconteranno, dei limiti che pongono all’uso. Anche l’intuito del meno esperto, nel sentire parlare di robo advisor, aiuta a comprendere che un robo advisor sia un prodotto in grado di automatizzare (robot) operazioni di tipo finanziario (advisor, he in inglese significa consulente). È un dato di fatto che questo genere di prodotti sia sempre più diffuso e popolare, anche a giudicare dal numero di persone che cercano informazioni a riguardo.

Cosa sono i robo-advisor?



In parole povere si tratta di programmi, bot o software completi in grado di “dare una mano” o fornire indicazioni per la consulenza finanziaria e la gestione degli investimenti. Il loro utilizzo, in realtà, più che sostituire la figura del consulente finanziario la integra, in quanto si fonda su complicati algoritmi che sono in grado di scegliere tra più opzioni. Prima che a qualcuno giri la testa nel sentire troppi paroloni, cerchiamo di capire un po’ meglio di cosa si tratti.

Un algoritmo è da un punto di vista informatico un insieme di passi che sono necessari a compiere un determinato lavoro, come ad esempio fare il caffè (tanto per capirci, ovviamente). La scomposizione passo-passo delle operazioni viene poi tradotta in attività che corrispondono alla stesura di un codice, e alla sua messa a disposizione per il grande pubblico. Nel caso del robo advisor, tuttavia, tale paradigma appare forse poco appropriato, non fosse altro che deve “simulare” il comportamento di un consulente finanziario o comunque deve guidarne le scelte, dandogli dei segnali che siano interpretabili e che facciano da guida a riguardo. Per fare questo serve un ingrediente specifico, che nella cultura popo di solito viene ricondotto all’intelligenza artificiale (AI) e che consiste in algoritmi in grado di essere “addomesticati” a riconoscere vari tipi di situazioni reali, tante quante sono quelle che realmente potrebbero presentarsi ad un consulente finanziario in carne ed ossa.

I vantaggi del robo advisor sono tanti: prima di tutto, nella migliore delle ipotesi, possono prendere almeno in parte il posto del consulente, con risparmio di tempo e risorse. Sono veloci e possono prendere decisioni più rapidamente di un essere umano, ma sono anche soggetti a possibili errori di valutazione, ovviamente. Come costi, sicuramente una commissione di un consulente software costa meno di quella di un consulente umano, e non è detto che convenga sempre e comunque scegliere il primo. Ci sono, ad esempio, i software di asset management del tipo Human4Robo, che si “limitano” a scegliere un paniere di titoli su cui poi bisognerà decidere cosa fare, da usarsi quindi come backend, e poi ci sono anche soluzioni online completamente automatizzate che possono, se necessario, chiedere conferma dell’investimento al cliente mediante notifica push pre-autorizzata.

Tra i vari robo advisory sul mercato, in effetti, molti hanno un ruolo determinante sul mercato fintech, e fanno valere le proprie caratteristiche nei contesti più differenti: ad esempio ciò ha un ruolo importante per quello che riguarda il cosiddetto social trading di eToro, ma anche realtà come CheBanca!, RoboBox e Moneyfarm fanno parte dello stesso “giro”. Alla prova dei fatti, poi, i robo advisor non fanno altro se non analizzare dei flussi di cassa, valutando e memorizzando le fluttuazioni di prezzo dei titoli e facendo due possibili cose:

  1. suggerendo all’investitore cosa fare in quel momento;
  2. facendo letteralmente la scelta al posto dell’investitore, magari su base periodica.

In questi casi l’entusiasmo per la tecnologia è sempre tanto, ma non bisogna dimenticare che siamo soggetti al cosiddetto automation bias: una distorsione cognitiva che potrebbe portarci fuori strada, dato che attribuiamo al software un ruolo decisionale “autorevole” più grande di quello che ha. Di fatto, significa che potremmo sovrastimare il robo advisor, con conseguenze deleterie per il capitale che stiamo investendo, ad esempio. La possibilità di non sbagliare mai, di fatto, non esiste, e ciò non deve essere dimenticato.

Photo by Andrea De Santis on Unsplash

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