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Diritti d’Autore: cosa sono e quanto si guadagna

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La genesi delle normative inerenti il Diritto d’Autore ha radici ben più lontane nel passato di quanto possiamo immaginare. Di fatto il concetto viene introdotto un po’ in tutt’Europa dopo che la stampa a caratteri mobili inizia ad espandersi (dal XVI° secolo in poi) e ora è legalmente riconosciuto in quasi tutti gli stati del mondo ed esistono diverse convenzioni internazionali che tutelano il diritto in sede globale. La monetizzazione dei Diritti d’Autore è una delle principali fonti di guadagno degli artisti appartenenti a qualsiasi campo della cultura e il loro valore complessivo ha ormai raggiunto la stratosferica cifra di 10 miliardi di dollari annui. Vediamo in questo articolo cosa sono i Diritti d’Autore e quali sono i meccanismi che permettono di guadagnare grazie ad essi.

Diritti d’Autore: cosa sono?

Il diritto d’autore tutela le opere dell’ingegno di carattere creativo riguardanti le scienze, la letteratura, la musica, le arti figurative, l’architettura, il teatro, la cinematografia, la radiodiffusione e, da ultimo, i programmi per elaboratore e le banche dati, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione. (Tratto dall’Enciclopedia Treccani)

Dalla chiara e semplice definizione di cui sopra si evince come per Diritto d’Autore si intenda l’insieme delle normative che tutelano l’opera dell’ingegno umano relativamente alle creazioni artistiche e pubblicazioni scientifiche e tecnologiche, inclusi software e creazioni digitali.

Il titolare dei Diritti d’Autore è colui che ha creato l’opera che può essere, una canzone, un’opera lirica, un libro, una scultura, un quadro, un videogioco e quant’altro sia frutto della creatività dell’uomo. Ovviamente i Diritti d’Autore, pur avendo con essi delle analogie, non coincidono con i brevetti che tutelano invece le invenzioni e i progetti tecnologici.

Ci sono alcuni casi in cui i Diritti d’Autore non appartengono a colui che ha realizzato l’opera da tutelare come ad esempio gli articoli di giornale che sono di proprietà dell’Editore e non del giornalista che li scrive (es.: un articolo scritto da Marco Travaglio viene tutelato non per conto suo ma per quello del giornale per cui scrive) e, seppur possa sembrare strano, i diritti d’autore dei film non sono di proprietà del regista ma del produttore (es.: George Lucas ha curato la regia di solo quattro film della serie di Guerre Stellari – episodi I, II, III e IV – ma ha prodotto i primi sei episodi della serie di cui, quindi, detiene i Diritti d’Autore e, allo stesso modo, non è stato regista di nessun episodio della saga di Indiana Jones ma li ha prodotti tutti).

Alla base del Diritto D’Autore semplice, vi è il concetto di Diritto Morale D’Autore che è il potere inalienabile dell’autore di rivendicare la paternità della sua opera, di essere identificato come autore ogni qual volta terzi la utilizzino, di rivalersi sugli usi impropri e di disconoscere i falsi. In alcuni casi il Diritto Morale d’Autore può essere disconosciuto ma deve essere fatto in maniera scritta ed esplicita ed è questo il caso dei Ghostwriter che spesso scrivono di sana pianta romanzi o sceneggiature di film che però verranno pubblicati e tutelati sotto il nome di altri (es.: scrittori particolarmente affermati e prolifici di cui vengono pubblicati anche 4 o 5 romanzi all’anno, in realtà, scrivono per lo più delle striminzite bozze dei loro nuovi romanzi dalle quali i ghostwriters al suo servizio andranno a ricavare l’intero libro. Ovviamente questi scrittori non vogliono che tale procedimento venga reso manifesto – proprio per questo non possiamo fare i nomi di coloro di cui “sospettiamo” – e, sono pochi coloro che ammettono di farne ricorso. In ogni caso, quando vi accorgete che uno scrittore pubblica più di due romanzi all’anno, beh, diffidate, perchè sicuramente dietro alla sua firma c’è la penna di qualcun altro che, a volte, scrive anche meglio di lui).

I diritti d’autore, in Europa e in quasi tutti gli stati occidentali, sono tutelati e remunerati per tutta la vita dell’autore e fino a settanta anni dopo la morte dello stesso, periodo questo in cui gli introiti verranno incassati dagli eredi. Passato detto lasso di tempo le opere diventano di pubblico dominio e tutti potranno usufruirne gratuitamente e liberamente. Resta sempre salvo il Diritto Morale D’Autore per cui nessuno potrà arrogarsi la paternità di un’opera di pubblico dominio che verrà sempre riconosciuta all’autore originale ormai defunto.

Quanto si guadagna con i Diritti d’Autore?

Innanzitutto partiamo dal tracciare la differenza tra due termini che spesso vengono confusi e ritenuti sinonimo ma che, nella realtà, sono due cose diverse e separate: royalties e diritti d’autore.

Le royalties sono gli introiti diretti della vendita della propria opera dell’intelletto: se un musicista pubblica un album di suoi brani, contratterà con la casa discografica quanto sarà il suo guadagno per ogni singola copia venduta o altro riferimento relativo alla quantità di vendite quale può essere il numero di streaming online ecc.. Il ricavato complessivo delle vendite dirette costituisce l’ammontare delle royalties. Nel prezzo finale del CD però, oltre alle percentuali che toccano all’autore, al produttore, al venditore e alle imposte fiscali (IVA), una parte del costo – che in Italia si aggira intorno al 5% del prezzo finale – è destinata alle agenzia intermediarie (quella operante in Italia si chiama SIAE, Società Italiana degli Autori e degli Editori) che si occupano della tutela dei Diritti d’Autore. Il sistema italiano, analogamente a quello degli altri stati membri della Comunità Europea, prevede che la SIAE provvederà poi a girare all’autore buona parte dell’introito incassato dalle vendite, trattenendo per sè una piccola parte che consente all’istituto di sopravvivere, mentre un’altra piccola parte confluirà in un Fondo di Solidarietà per gli artisti particolarmente meritevoli che necessitino di un aiuto economico (il Fondo sembra essere sospeso dal 2020).

Capito questo concetto risulta chiaro come per alcuni brani musicali le royalties vadano pagate ad un artista e i diritti d’autore ad un altro. Prendiamo il caso della canzone Knockin’ On Heaven’s Door scritto da Bob Dylan ma ripubblicato nel 1991 in una celeberrima cover dai Guns ‘n’ Roses: in questo caso le royalties dell’album Use Your Illusion II dei Guns ‘n’ Roses in cui è contenuta la cover del brano saranno incassate dal gruppo di Axl e Slash, mentre i diritti d’autore verranno incassati da Bob Dylan che scrisse testo e musiche nel 1973 per la colonna sonora del film Pat Garrett e Billy the Kid.

Ovviamente i Diritti d’Autore (e non le royalties in questo caso) saranno dovuti anche quando terze parti utilizzeranno opere altrui nei loro spettacoli o opere artistiche di varia natura:

  • ogni qual volta un gruppo musicale esegue un brano di un altro musicista/compositore/band;
  • quando un brano viene inserito all’interno della colonna sonora di un film, musical, spot televisivo e quant’altro;
  • quando un brano verrà diffuso via radio, TV, o servizio internet;
  • quando un brano di un testo scritto verrà riportato in un altro libro o recitato in un film, commedia, musical e quant’altro;
  • quando video e/o immagini verrano montati in un collage, videoclip, medlay e situazioni simili
  • ogni qual volta un’opera dell’ingegno o parte di essa verrà riprodotta a scopo di lucro.

Tali e tante sono le variabili che sottostanno al meccanismo dei diritti d’autore che è praticamente impossibile quantificare a priori quanto un brano, un libro, un software e quant’altro possano farci guadagnare. Se prendiamo ad esempio una canzone, con essa si guadagna in diritti d’autore dalla vendita del CD o altro supporto fisico, dalle esecuzioni dal vivo del brano effettuate dallo stesso autore, dalle cover, dalle diffusioni radiofoniche, dai download dagli store digitali, dallo streaming su piattaforme tipo Youtube e dall’inserimento del brano in colonne sonore di opere della natura più varia. Una cosa sola è certa: per fare tanti soldi con i soli Diritti d’Autore è necessario fare tante, ma proprio tante, vendite e, in ogni caso, le royalties garantiscono molti più soldi dei Diritti. Ma, a meno che non vi chiamate Pink Floyd e pubblichiate un album che si chiami The Dark Side fo the Moon, il grosso della monetizzazione delle royalties avviene praticamente a ridosso della pubblicazione del nostro lavoro (brano musicale, libro o altro) o, al più, nei mesi immediatamente successivi ad essa, i Diritti d’Autore verranno riscossi vita natural durante e potranno vivere dei momenti di inaspettati picchi di incassi per i motivi più svariati: pensate al brano Un’Estate Italiana, scritto da Giorgio Moroder in occasione dei Mondiali di Calcio in Italia del 1990 (con testo italiano a cura di Gianna Nannini e Edoardo Bennato), dopo essere stato un tormentone discografico nell’anno dei Mondiali in cui vendette milioni di copie, è praticamente scomparso per 31 anni fino a tornare ad essere un brano ascoltato in ogni dove e in ogni momento dopo la recente vittoria dell’Italia al Campionato Europeo. Moroder, Nannini e Bennato ringraziano la nazionale italiana perchè il saldo che la SIAE riconoscerà loro a fine anno avrà qualche “zero” in più.

Sfatiamo un mito

Spesso si legge o si sente dire che la SIAE esista solo in Italia: Bufala!

Ovviamente nelle altre nazioni ha altri nomi, costi e caratteristiche ma in quasi ogni nazione esiste un ente simile per funzioni e attività alla SIAE che tutela gli autori e gli editori e fa da tramite tra coloro che producono arte e coloro che la eseguono, trasmettono e utilizzano in ogni modo.

Sebbene ad alcuni il concetto di dover pagare una tassa sulla sua arte (per ogni brano, libro, film ecc. di cui si richiede la tutela, l’autore deve infatti pagare un contributo), in realtà il ruolo di queste agenzie è importantissimo per gli autori stessi che altrimenti non vedrebbero quasi mai riconosciuti i loro diritti per l’impossibilità di essere ubiqui e onniscienti. La SIAE e gli altri enti simili, invece, con il meccanismo della consegna del borderò alla fine di ogni spettacolo (un documento in cui l’esecutore elenca i brani eseguiti e gli autori degli stessi), possono garantire che buona parte dei Diritti d’Autore vengano incassati dagli aventi diritto e, tramite l’interscambio di dati tra le varie agenzie nazionali, questi verranno riscossi ovunque nel mondo.

Foto di RegioTV da Pixabay

In ogni caso dobbiamo sfatare una “bufala nella bufala” in quanto l’iscrizione alla SIAE per la salvaguardia dei propri diritti non è affatto obbligatoria in quanto esistono altri metodi legali per tutelarne almeno la paternità: basta auto-inviarsi una raccomandata con ricevuta di ritorno (da non aprire mai se non alla presenza del giudice) con all’interno il CD che si è appena registrato per dimostrare in maniera inconfutabile che alla data della missiva quei brani erano stati composti da voi e chiunque pubblichi una canzone simile alla vostra in una data posteriore è passabile di condanna per plagio.

Tornando alla “bufala” di cui abbiamo parlato poco sopra l’unica cosa che c’è di vero è che gli stati soggetti alla Civil Low (Italia, Francia, Germania e Comunità Europea in generale) tutelano il Diritto d’Autore per come lo abbiamo descritto in questo articolo mentre nelle nazioni in cui il sistema legislativo è basato sul principio della Common Low (UK, USA) si tutela il principio del copyright che è leggermente differente… ma di questo parleremo in un articolo dedicato!

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