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Carte di credito: come si usano in modo corretto



1950, Stati Uniti: si racconta che Frank McNamara (futuro fondatore dell’azienda di servizi finanziari Diners Club International) un giorno avesse dimenticato i soldi per pagare al ristorante: fu allora che ebbe l’idea di inventarsi un sistema che permettesse alle persone di pagare senza disporre direttamente di contanti. Le carte di credito hanno circa settanta anni, per quanto sembrino molto più giovani: è anche vero che i servizi che offrono si sono molto evoluti, anche grazie allo sviluppo del web e di internet in generale.

Da sempre puntano alla semplicità d’uso per gli utenti, nonostante tutta la complessa tecnologia (per la sicurezza delle transazioni, in sostanza) che sono costrette a mettere in gioco: non solo non avremo più bisogno di portarci dietro i contanti, ma in caso di smarrimento o furto avremo anche modo di poter bloccare qualsiasi transazione. Una cosa molto comoda nella frenesia della vita moderna, in grado di migliorare la vita di molti.



Quando si parla di carte di credito si tende a riferirsi un po’ a tutte le carte, in effetti: ma quelle di credito (che permettono di superare la soglia dei soldi da noi depositati, in genere) sono diverse da quelle prepagate (che funzionano soltanto se ci abbiamo caricato prima dei soldi, senza alcun margine in negativo) e da quelle di debito (che sono quelle più diffuse, e generalmente sono collegate ai nostri conti correnti).

In genere una carta di credito è una tessera plastificata, normalmente con un chip di sopra, con scritta in rilievo o meno, associata ad un singolo titolare oppure ad un’azienda che può essere utilizzata sia per ricevere denaro (ad esempio lo stipendio oppure i singoli accrediti da privati o aziende, ad esempio per pagamenti di fatture) che per inviarlo a terzi (mediante tecnologia bancaria su conto, quindi bonifici, conti correnti, e via dicendo) ed ovviamente anche di prelevare i contanti su richieste presso uno sportello bancomat o ATM. Per effettuare quest’ultima operazione, in genere, sarà necessario inserire un codice PIN, cioè un codice segreto che deve essere noto soltanto al titolare della carta per evitare abusi in caso di furto o smarrimento della stessa. Altro aspetto fondamentale è il nome impresso sulla carta, che ormai viene impresso anche sulle carte prepagate più economiche, e che deve essere sempre confermato da una firma impressa con pennarello a punta fina indelebile sul retro, ove richiesto. Al momento del pagamento con carta, infatti, l’esercente potrebbe richiedere un documento di identità per avere la sicurezza che la carta proposta per il pagamento sia davvero di proprietà di quella persona (e non sia, ad esempio, stata sottratta assieme al PIN). Motivo per cui è sempre consigliabile non portarsi mai dietro il PIN assieme alla carta nel portafoglio, bensì (al limite) lasciarlo segnato a casa in un cassetto come promemoria, e ricordandosi di guardarlo magari prima di uscire di casa senza portarselo dietro.

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