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“Nessuno vuole essere Robin” di cesare cremonini – cosa vuol dire il testo

Cesare Cremonini è un noto cantautore, cantante, produttore discografico e attore italiano, nato a Bologna il 27 marzo 1980. Dal 2002 ha intrapreso la carriera da solista pubblicando album di successo come Bagus, Maggese, Il primo bacio sulla Luna, La teoria dei colori, Logico (n. 1 nella classifica italiana) e Possibili scenari. 

Passiamo a Nessuno vuole essere Robin: questa canzone di Cesare Cremonini è una riflessione malinconica, intima e profondamente umana sul vuoto affettivo, la solitudine moderna e la difficoltà nei rapporti. Vediamone il significato, parte per parte.

Un testo profondo e malinconico, che unisce lirismo, ironia e introspezione per parlare di:

  • solitudine nelle relazioni
  • paura di amare e comunicare
  • fughe dalla realtà (social, animali, finzioni)
  • la fragilità della vita quotidiana

È una canzone che colpisce perché è onesta, umana e poetica, e ci mostra quanto spesso ci rifugiamo nelle scuse per non dire ciò che ci fa davvero male.

 La scusa per esserci

“Come mai sono venuto stasera? Bella domanda…”

Il protagonista si presenta a casa di qualcuno (forse un’ex), ma non ha il coraggio di dire il vero motivo. Usa scuse tenere e ironiche (“mi manca il tuo cane”, “non ho il sale in cucina”) per mascherare un bisogno emotivo più profondo. È evidente che soffre, ma non riesce a esprimersi davvero:

“C’ho una spina in gola che mi fa male… Fammi un’altra domanda, che non riesco a parlare.”

L’amore, la distanza, la paura

“Se giurassi di dormire con te e non toccarti…”

Qui si rivela il conflitto interiore: desidera intimità, ma ha paura di invadere, di sbagliare. Parla di dormire con lei senza toccarla, come a dire: “vorrei solo starti vicino, senza complicazioni, senza aspettative.” Ma lei sembra distante, più affezionata al cane che a lui:

“Vuoi dormire col cane.”

Il cane e la solitudine condivisa

Il “dormire coi cani” diventa simbolo della compagnia silenziosa, innocente. Le persone parlano più facilmente con gli animali che con gli esseri umani.

“Ci parla come agli esseri umani…”

Nel frattempo, la vita scorre:

“I giorni che passano accanto li vedi partire come treni, che non hanno i binari, ma ali di carta…”

Immagine poetica che suggerisce la fragilità del tempo: il tempo vola, ma non sempre ha una direzione chiara.

Critica alla società

“Quanti inutili scemi per strada o su Facebook…”

Un passaggio critico, forse disilluso, verso una società che si crede intelligente ma è vuota. In contrasto con questo rumore superficiale, lui e lei vivono dolori reali:

“Noi ci lasciamo di notte, piangiamo, e poi dormiamo coi cani.”

La solitudine condivisa e l’illusione dell’eroismo

“Ti sei accorta anche tu, che siamo tutti più soli?”

Una delle frasi più potenti. Parla di una solitudine diffusa, vissuta anche da chi sembra forte.

“Tutti col numero dieci sulla schiena, e poi sbagliamo i rigori…”
Simbolo della pressione di dover “vincere” nella vita, ma fallire comunque.

“In questo mondo di eroi, nessuno vuole essere Robin.”
Tutti vogliono essere il protagonista, l’eroe (Batman), ma nessuno vuole essere il “secondo”, il fedele compagno. È una denuncia del narcisismo contemporaneo.

La vita è una sala d’attesa

“È certo che è proprio strana la vita, ci somiglia…”

Un passaggio esistenziale e amaro. La vita è come una sala d’attesa anonima e affollata. Un bambino chiede “perché”, e l’autore non sa rispondere.

“Perché passiamo le notti aspettando una sveglia…”

“Complichiamo i rapporti come grandi cruciverba.”
Immagine perfetta dell’incomunicabilità e dei malintesi nelle relazioni.

Un loop di emozioni

Il brano si chiude con ripetizioni ipnotiche:

“Mentre noi ci lasciamo di notte, piangiamo, e poi dormiamo coi cani…”

Un ciclo di distacco, sofferenza e consolazione. Il cane, qui, resta l’unico affetto semplice, non giudicante.

Foto di copertina: Alicemngh – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=167875571

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