Chi ha intenzione di aprire una partita IVA e vuole saperne di più sulle possibilità che si hanno attualmente a disposizione, anche per ciò che riguarda eventuali agevolazioni previste dalle norme in vigore, deve sicuramente conoscere il regime forfettario. Questo è un regime fiscale che viene definito agevolato e che è rivolto alle persone fisiche che esercitano un’attività di impresa o una professione. Si parla di regime agevolato dal momento che sono previste dei vantaggi che riguardano proprio il sistema di tassazione. C’è, comunque, un tetto massimo relativo ai compensi che si deve rispettare per restare all’interno del regime fiscale agevolato, che corrisponde attualmente a 65.000 euro.
Che cos’è il regime forfettario
Prima di avventurarsi nell’apertura di una partita iva è sempre consigliabile informarsi adeguatamente in merito a tutti gli aspetti fiscali e burocratici. Al giorno d’oggi, grazie ai numerosi contenuti presenti online, vedi il sito https://www.regime-forfettario.it, tra i più noti del settore, è possibile accedere a informazioni precise e sempre aggiornate riguardo a tutte le opzioni adottabili.
Per rientrare nel regime forfettario e quindi avere una partita IVA con le agevolazioni, è necessario essere un libero professionista o costituire una ditta individuale, a patto che non si superino i 65.000 euro l’anno, che costituisce la soglia massima di ricavi e compensi in un anno.
A differenza di quanto accade con il regime ordinario, il regime forfettario dà la possibilità di usufruire di alcune agevolazioni fiscali molto interessanti. Però bisogna conoscere alcune regole fondamentali, come, per esempio, il fatto che non ci sono limiti di durata né limiti di età.
Gli unici limiti da considerare sono quelli per il regime dei minimi. In questo caso, infatti, è previsto un limite di cinque anni, nel caso si abbiano più di 35 anni.
Come funziona la partita IVA del regime forfettario
Volendo comprendere quali sono i vantaggi della partita IVA del regime forfettario, non si possono fare a meno di considerare le differenze rispetto a quella ordinaria, perché quella forfettaria è priva di Irpef e di addizionali. Al posto di queste imposte si paga soltanto un’aliquota che è detta sostitutiva.
L’aliquota di cui stiamo parlando è del 15% in generale. Può essere, invece, anche del 5%, se si rientra nell’aliquota tipica delle start up. Per i primi cinque anni di un’attività che si svolge per la prima volta, si rientra nell’aliquota del 5%.
L’imposta sostitutiva viene applicata sul reddito imponibile, che si calcola sulla base di quello che in gergo tecnico si chiama coefficiente di redditività. Quest’ultimo varia in base al codice ATECO e si utilizza per conteggiare il fatturato tassabile.
Inoltre un’altra differenza della partita IVA forfettaria rispetto a quella ordinaria consiste nel fatto che non si possono scaricare le spese.
La partita IVA forfettaria e il versamento dei contributi
Quando si decide di aprire una partita IVA in regime forfettario, bisogna essere consapevoli anche degli obblighi che si hanno. Infatti anche chi possiede una partita IVA di questo genere deve versare i contributi previdenziali INPS.
Quindi è necessario che un professionista si iscriva alla gestione separata dell’INPS, che è un’area riservata ai professionisti senza cassa, oppure alla cassa previdenziale di categoria, se si tratta di professionisti che sono iscritti ad un albo professionale.
Per il calcolo dei contributi da versare si deve tenere conto delle differenze a seconda della tipologia di attività che viene svolta. Infatti bisogna vedere se si tratti di un lavoro autonomo, professionale o di impresa. Per esempio, nella situazione dei contributi per chi è iscritto alla gestione separata dell’INPS, viene applicata un’aliquota del 25,72% sul reddito imponibile.
Bisogna dire anche che un vantaggio molto utile per le partite IVA in regime forfettario consisteva, almeno in passato, nell’evitare l’obbligo della fatturazione elettronica. Da ora in poi, però, anche queste condizioni sono oggetto di mutamento.