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Ricatti sessuali via internet: esiste un modo per difendersi?

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Il ricatto a sfondo sessuale ha sempre fatto parte della storia, in effetti: a cominciare dalla storia dell’ex presidente americano Bill Clinton, a finire a vari casi di cronaca finiti relativamente bene (il caso dei video e delle foto di Diletta Leotta) o purtroppo in tragedia (si pensi a quello di Tiziana Cantone). Con l’avvento di internet i casi si sono moltiplicati ed esasperati, e questo per via del fatto che chiunque si trovasse in possesso di un video compromettente potrebbe, un giorno, metterlo su un sito porno o diffonderlo in chat: in entrambi i casi la strada sarebbe senza ritorno, perchè risaputamente ciò che finisce in rete tende a rimanerci per sempre. Anche se il file venisse cancellato, infatti, potrebbe essere sempre ricaricato in seguito.

Come difendersi

Ne parliamo in questo sito, in effetti, per un motivo preciso: in molti casi si tratta di estorsione vera e propria, perchè per minacciare le vittime di diffondere il video in molti casi viene richiesto un pagamento, da effettuare online ad esempio mediante criptovalute. Premettiamo che l’argomento è molto delicato e che, in ogni caso, non conviene mai pagare: evitare queste situazioni dovrebbe invece far parte di un’educazione di base, di una serie di buone abitudini che passano anzitutto per la prudenza assoluta, quando si tratta di queste cose, evitando di ritrovarsi in difficoltà in seguito. Valgono in sostanza le stesse considerazioni che abbiamo fatto, in passato, per i casi di ransomware.

Quello che bisogna fare è prevenire casi del genere, quindi:

  1. evitare di riprendersi durante l’intimità;
  2. se proprio lo si vuole fare, assicurarsi di non essere connessi ad internet e cancellare i video o le foto nel seguito, accertandosi che il partner lo faccia.

Quali sono le forme di ricatto sessuale più diffuse sul web?

Sextortion

Si tratta di un termine gergale che si riferisce alle estorsioni a sfondo sessuale, il quale avviene tipicamente riprendendo di nascosto la vittima (ad esempio mentre si masturba) ricattandola in seguito: sono noti casi del genere anche in Italia, per via di messaggistica istantanea via Skype, ad esempio, che hanno coinvolto e complicato la vita a parecchie persone.

Molti casi di sextortion sono stati resi noti in tutto il mondo, ad oggi.

Canali di diffusione principali: Telegram, Skype, Whatsapp, Facebook

Slut shaming

Questa pratica tende a mettere alla gogna i desideri e i comportamenti a letto di giovani donne o di uomini per farli vergognare all’interno della loro cerchia sociale, quindi ad esempio mediante Facebook. Si tratta anche qui di casi di cyberbullismo molto diffusi, che sono difficili da curare quando avvengono ma che si possono prevenire educando adegutamente i propri figli a conoscere questi pericoli.

Canali di diffusione principali: Telegram, Whatsapp, tube porno (i siti di video porno amatoriali)

Revenge porn

Si tratta di video privati in cui sono mostrati atti sessuali, ripresi tipicamente con uno smartphone (quasi sempre in prima persona o POV, Point Of View), che vengono diffusi come ripicca per via di un rapporto finito male. In Italia da qualche mese esiste una legge specifica a riguardo, a colmare un vuoto normativo, che punisce chi diffonda video sessuali senza il consenso dell’interessato o dell’interessata con la reclusione da 1 a 6 anni e multe fino a 15.000 €.

Canali di diffusione principali: Telegram, Whatsapp

Come difendersi dall’ondata di porno “involontario”

Non esiste purtroppo un modo per difendersi al 100%: quello che finisce su internet ci rimane tendenzialmente per sempre, creando così un danno enorme alla vittima. Invitiamo sempre, per quello che vale, ad evitare di farsi tentare da cose del genere, perchè la privacy di ognuno non dovrebbe mai essere violata e, ad oggi, potrebbe portare a conseguenze penali anche molto gravi. Quindi massima attenzione, per tutti, perchè chiunque potrebbe rimanerne vittima.

Del resto i classici film porno amatoriali o patinati sembrano non essere più di moda da tempo, e molti italiani preferiscono andare a sbirciare negli anfratti del dark web. Con risultati, spesso, al di fuori delle nostre valutazioni e della nostra portata: se oggi qualcuno sbeffeggia vigliaccamente le vittime di revenge porn diffusi su Telegram, Pornhub o Whatsapp, non pensa che magari un giorno egli stesso potrebbe esserne vittima.

Photo by Fancycrave on Unsplash

 

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