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Il lockdown ha impresso una vigorosa accelerata ai pagamenti evoluti



Il duro lockdown al quale sono stati costretti i cittadini italiani, ha indubbiamente cambiato alcune radicate abitudini degli stessi. Gli abitanti del Belpaese, tra i più restii ad utilizzare su larga scala i mezzi tecnologici, sono stati costretti, giocoforza, ad avere un approccio più intenso e continuo con gli stessi, al fine di poter acquistare beni o servizi di prima necessità. E non solo.

A testimoniare come, di fatto, sia avvenuta una sorta di vera ed autentica rivoluzione, è stato uno studio condotto dal Politecnico di Milano, uno degli atenei più prestigiosi a livello europeo. Un dato, meglio di qualunque altro, inquadra compiutamente la portata del fenomeno: quasi il 35% dei pagamenti avviene in forma digitale, con un sensibilissimo aumento, di oltre 10 punti percentuali, rispetto all’era pre-pandemica.



Gli italiani, da sempre restii alla tecnologia, scoprono il piacere dell’e-commerce

A fare la parte del leone sono i pagamenti con carta contactless e mobile payment, che hanno triplicato quanto transato solo dodici mesi fa, per un totale che si avvicina ai 2 miliardi di euro: durante il lockdown, moltissimi negozi, al fine di dare continuità alla propria attività, hanno frequentemente offerto il delivery dei propri prodotti, rispettando, compiutamente, quanto richiesto dal DPCM di inizio marzo.

Grazie a questa opzione, infatti, è stato possibile garantire il distanziamento sociale, perno di tutte le misure attuate per contenere la propagazione del virus, oltre ad evitare l’utilizzo della carta moneta, venendo incontro alle basilari necessità di carattere sanitario attuate durante il lockdown. Il boom dei pagamenti digitali, però, non ha riguardato soltanto i grandi big dell’e-commerce.

Lo stesso studio dell’ateneo milanese, infatti, dimostra come anche le piccole botteghe, come – ad esempio – macellerie, fruttivendoli e panetterie, solo per citare le categorie più famose, abbiano fatto registrare un +350% alla voce “pagamenti digitali”, riuscendo ad attenuare le inevitabili minori entrate causate dalla mancata possibilità di accogliere i clienti all’interno dei propri locali o consentirne solo l’accesso contingentato.

Decisamente interessante, poi, la descrizione analitica di come sia aumentato l’approccio dei cittadini italiani all’e-commerce durante il coronavirus. Ed anche oggi, nonostante siano venute meno le dure restrizioni imposte da governo e autorità sanitarie, ne riescano ad apprezzare gli indubbi benefici.

Pagamenti digitali, è boom: +350% durante il lockdown

Se prima del lockdown, infatti, gli italiani che sfruttavano la grande rete telematica per fare acquisti erano circa 800000, mentre nel trimestre marzo-aprile-maggio sono arrivati a sfiorare i 2,5 milioni. Un incremento monstre, che sembra non conoscere alcuna flessione nonostante siano state riaperte, di fatto, tutte le attività commerciali.

A livello mondiale, infatti, l’e-commerce è stato il settore che ha registrato l’incremento più marcato durante il covid (+55%), seguito a ruota da modern food retail (+23%) e vendita all’ingrosso di prodotti farmaceutici (+15%). Un netto cambio di rotta delle abitudini dei cittadini, che ne hanno apprezzato la praticità e convenienza, oltre al rigido rispetto delle norme di distanziamento sociale.

Per quanto concerne i sistemi di pagamento, le transazioni NFC, ossia quello senza contatto fisico, hanno fatto da traino all’intero settore, dimostrando la propria utilità ed importanza sia per i pagamenti in negozio che quelli online. Anche alcune professioniste particolari, come ad esempio le escort Torino, hanno adottato i sistemi di pagamento virtuali quando offrivano i loro servizi tramite webcam, in quanto impossibilitate a ricevere i clienti al proprio domicilio.

Il mondo dei pagamenti evoluti, di fatto, ha avuto un salto evolutivo di 10 anni in un unico mese, complice l’esplosione dell’emergenza sanitaria. Un dato, in tal senso, ne è la più fulgida testimonianza: i pagamenti online, indipendentemente dal fatto di ricevere la merce a casa piuttosto che ritirarla nel negozio prescelto, sono aumentati – negli ultimi tre mesi – del 350% e rappresentano, ormai, una realtà consolidata.

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